MEAB - Museo Etnografico Alta Brianza
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Dalla vigna alla cantina

Con le donazioni di molte famiglie, il museo ha acquisito oggetti e strumenti utilizzati, fino ad anni relativamente recenti, nella vigna o in cantina. Due, quindi, sono le sezioni e gli spazi dedicati a questa produzione, che viene documentata anche attraverso immagini, interviste e filmati realizzati negli ultimi anni.
La Brianza ha una vocazione vitivinicola molto antica. In passato i vini prodotti nella nostra regione erano estremamente apprezzati - valgano per tutti i giudizi entusiastici che ne dava nei suoi versi Carlo Porta. A partire dalla metà dell'Ottocento tuttavia una serie di calamità, dovute a malattie giunte dall'America, si abbatté sulla viticoltura brianzola, come su quella di tutta Europa: dapprima l'oidio che, a partire dal 1850, causò un gravissimo tracollo della produzione. La scoperta dell'azione dello zolfo contro il parassita permise di superare la crisi; ma già alla fine degli anni '70 comparve la peronospora, un altro fungo parassita che provoca la morte della vite. La gravissima crisi provocata dalla diffusione della fillossera fu superata grazie al ricorso dei vitigni americani, dimostratisi resistenti al parassita: si rivelò infatti possibile coltivare, da un lato, varietà di viti americane per la produzione diretta di uva, e dall'altro, salvare le antiche varietà europee, assai più pregiate, innestandole su vitigni americani. Tra i primi "produttori diretti" ad essere importati (ancora nell'Ottocento) fu il tuttora diffusissimo Clinton (localmente detto clinto).
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Oggi solo nei comuni intorno alla collina di Montevecchia, si produce vino secondo gli standard moderni con un’attività economica specializzata. D’altra parte la piccola viticoltura, praticata a livello familiare più per ragioni sentimentali che economiche, ha conservato, per vari aspetti, metodi colturali che possiamo definire arcaici; ciò costituisce un particolare motivo di interesse in una prospettiva etnografica.
Il museo, con la documentazione e i numerosi oggetti raccolti, fornisce una indiretta manifestazione della presenza e della diffusione di questa attività, che dava una risorsa importante per l’alimentazione e anche per la medicina popolare, secondo convinzioni compendiate nel proverbio ul vén el fa saanch, l'aqua la fa tremà i gaamp (il vino fa sangue/l’acqua fa tremare le gambe).
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Frazione Camporeso, 23851 Galbiate LC
tel.: 0341.240193, fax.: 0341240216
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